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Piccolo racconto di un regalino speciale


di smudanderos
17.06.2022    |    14.118    |    105 9.7
"Se poi è concentrata sul lavoro, chi può pensare che anima perversa si celi dietro quella mascherina da santerellina? Ma, se serve, non ci vuole molto per..."
Avete mai pensato a quale potrebbe essere un regalino che vi piacerebbe proprio tanto ricevere da vostra moglie? Una bella e giovane amante? Un bel pompino? Che vi offra il culo? Certo, tutte cose bellissime.

Camilla ed io, come si sa, siamo una coppia scambista. Amiamo condividere i piaceri del sesso con altri uomini e altre donne, coppie, singoli o singole che siano. Anche lo scambio separato dà le sue delizie. Essere tra le braccia di una donna e guardarla negli occhi, sapendo che è la moglie dell’uomo che nell’altra stanza, sta facendo lo stesso con mia moglie è grandioso. In quei momenti mi perdo in quella donna, come fossimo amanti da sempre. Nel momento in cui la penetro, so che Camilla sta aprendo le gambe a chi, probabilmente, ha lo stesso mio sentire. Chiudo gli occhi e mi sembra di essere in un livello superiore, come in una stanza con invisibili pareti eteree e popolata da anime di ogni età e genere. Anime fuse assieme, come la mia amante e Camilla, che si sovrappongono; io e il marito della signora sotto di me, che ci abbracciamo volteggiando nell’aria. Orgasmi intensi, ogni volta.

Ma, per essere sincero, il momento in cui il mio cervello va in tilt, e il cazzo diventa durissimo è quell’istante fuggente in cui vedo un cazzo puntare e sparire dentro la figa di mia moglie. Anche quando stiamo scopando in quattro, infilarlo nella vagina della signora ospite, certo è stupendo, è bellissimo entrare in una figa diversa, ma il momento che prediligo è quando suo marito penetra la mia Camilla. In quel frangente il tempo rallenta. Sento i secondi scanditi dal pulsare del mio cuore. Come un tamburo di latta, fino a fermarsi. È il momento in cui sento la presenza del mio cazzo gonfio come mai in altre situazioni e, se non fossi già dentro in un’altra vagina, sarei costretto a masturbarmi. La signora che lo sente, gradisce e immagina di essere lei stessa l’artefice. Me ne guardo bene dal metterla al corrente di come stanno le cose, in realtà. È chiaro, ormai, che il mio godimento maggiore è osservare la mia donna impegnata in battaglie amorose. Incitando e applaudendo come in una lotta fra cani. Adoro la porcaggine di mia moglie. Non potrei stare con una donna che offra e pretenda fedeltà sessuale. Ho già dato da giovane, con immani sofferenze per tutti.

Ma c’è una cosa che ancor più mi attizza. Sapete qual è? Lo capirete da questo breve ma intenso racconto.

Beh... ieri sera Camilla è tornata a casa con un'ora di ritardo. «C'erano delle pratiche da espletare, in sospeso da mesi, assieme al capo nel suo ufficio», dice guardandomi con aria furbetta e cerca il bacio, che sarà bagnato, più bagnato del solito. Ha il collo arrossato. Le chiedo: «Pratiche sadomaso?». «Fuochino... », risponde sorridendo.

Quando fa così, m’imbufalisco e la sbatto sul divano a carponi. La corta gonna copre appena le natiche e lascia a vista le mutandine che stentano a coprire la gnocca gonfia come un palloncino pronto a esplodere. In mezzo alla poca stoffa una chiazza umida scurisce ulteriormente il tessuto nero. Le tiro giù quasi strappandole e vedo quel liquido biancastro e appiccicoso che si collega alle labbra della vagina con filamenti che ricordano la mozzarella di una pizza fumante. Mentre annuso e sento l'inconfondibile odore che non lascia dubbi in merito, lei, divertita dice: «Fuoco!».

«E questo cos'è?», chiedo ben sapendo di cosa trattasi. «È un regalo per te!». Io, da bravo cornuto, mugolando per la gratitudine, esploro con le dita la figa e tiro fuori altro liquido da dentro e presto, prima che coli sul divano, lo lecco avvertendo subito la gola che lega, tipico effetto che produce lo sperma in bocca. Lei è eccitatissima e mi prega di scoparla: Io, con il cazzo che mi scoppia, non me lo faccio ripetere due volte, anche perché non esiste che lei sia piena di sborra di un altro uomo, senza che io gli spruzzi sopra il mio, giusto per segnare il territorio. È o non è la mia troia, quella puttana? La insulto, le dico che è una gran stronza a farsi fottere così spudoratamente, senza nemmeno chiedermi il permesso o, quantomeno avvisarmi. Lei, sempre più eccitata, cerca di giustificarsi dicendo che sono più di due anni che loro due non scopano, per via del Covid e per la mancanza di occasioni di rimanere soli al lavoro, con sua moglie sempre tra le palle.

Insomma, sosteneva che era ora di darla al capo che le sbavava sempre dietro (per Camilla è quasi un dovere, una forma di gratitudine, darla a chi impazzisce per lei), che ultimamente c'erano solo palpate furtive alle tette, al culo, alla figa, un bacio al volo con la lingua, ma niente di più. Eh, già! I due maiali non ce la facevano più e ieri ci hanno dato dentro. «Abbiamo scopato come porci!», confessa la mia vacca da monta.

La moglie non sospetta di nulla. Camilla ben si guarda di presentarsi al lavoro, truccata e provocante. Quando non è armata sembra la tipica ragazza acqua e sapone, quella della porta accanto. Se poi è concentrata sul lavoro, chi può pensare che anima perversa si celi dietro quella mascherina da santerellina? Ma, se serve, non ci vuole molto per tirare fuori la vera Camilla. Quando la moglie ha detto che andava dalla parrucchiera, è bastato andare in spogliatoio, aprire l’armadietto e prendere le armi da guerra, rimaste in armeria da almeno due anni. Tacchi alti e minigonna. Aprire due bottoni della camicetta, sfilare e riporre in borsa il «reggi-bombe» e, infine, truccarsi occhi e labbra allo specchio del bagno. Con i capelli scompigliati, tornare in ufficio è stato come sparare fuochi artificiali a capodanno.

Infatti, «Wow!», ha esclamato il capo, che nel chiudere a chiave la porta e tirare le tende sembrava il cartone animato Speedy Gonzales: tre secondi e due decimi.

Subito avvinghiati, le mani dei due si sono spinte dappertutto. Tutto quello che si voleva toccare da diverso tempo, si è passato in rassegna immediatamente. Tanto che, dopo essersi assicurati di non avere tralasciato nulla, sono ripartiti con più calma. Prima con un lungo bacio, poi nuovamente a palpeggiamenti voluttuosi, alle tette, al culo, alla figa e, d’altra parte, al cazzo. Immancabile il passaggio per un sontuoso pompino, come sa fare Camilla, ricambiato con una bella leccata di fica, con la troia distesa sulla scrivania... della moglie. Sì, perché è libera da scartoffie e, non di meno, è più intrigante farlo alla faccia sua, tanto è tediosa. Soprattutto, quando al telefono lui passa più tempo del dovuto, secondo lei, con le clienti femmine.

Poi, passano sulla poltrona. dove lei monta a cavalcioni, su quella nerchia dura e gigantesca. Altra virtù del porco che se la tromba. Tutti particolari che Camilla tende ben a sottolineare. La troia sa bene che non mi eccito se chi la fotte ha qualcosa di meno di me ma, al contrario, mi eccito da morire se lo scopatore di turno ha tutto più di quello che io possa offrirle. Sa che mi piace che lei goda il massimo possibile. Quindi, la puttana calca bene la mano nell’informarmi circa le misure e le prestazioni. Non so se esageri per fottermi il cervello, ma in ogni caso io le credo, voglio crederle e mi eccito da morire.

Altro particolare interessante, lei non gli ha detto che mi racconta tutto, mentre facciamo sesso e che ci eccitiamo con le porcate di cui si sono resi protagonisti. È convinto che lui e mia moglie siano amanti e che io sia cornuto, nella situazione ignara della moglie, altrettanto cornuta. Camilla glielo lascia credere, perché ha notato che questo fatto, di essere amanti clandestini, lo eccita molto.

Camilla continua a raccontare che lui le ha fatto appoggiare la pancia sulla scrivania di prima e l'ha presa alla pecorina e pompata per bene. procurandole ripetuti e intensissimi orgasmi.

«Lui, infine - dice Camilla - mi ha chiesto dove volevo essere sborrata, se sulla schiena o sulle tette! Gli ho risposto: “no sulle tette e nemmeno sulla schiena, che qui ho difficoltà a lavarmi. Sborrami dentro in figa!”. In realtà volevo proprio la sborra dentro, perché mi piaceva l’idea di portartela a casa come dono d’amore di una troia al suo cornutone! Sono certa che porco e depravato come sei hai apprezzato di trovare la tua proprietà privata, la tua figa di pertinenza, usata e farcita di crema come un bignè».

A quelle parole mi scoppia il cazzo: «Sei una troia e ti sborrooooo!» e lei: «Siiiiiiiiii, i miei due maiali, i soli che possono sborrarmi dentroooo, uno dopo l’altro... vengooooo! Siete due porciiiiiiiii!».

Queste sono le situazioni in cui mi eccito di più e l'adrenalina va a mille, ancor più di quando sono presente e la vedo scopata davanti ai miei occhi, anche se pure quello è bellissimo.

Camilla ha capito che lui, oltre che con la moglie, che è fedele al cento per cento, scopa solo con lei. Per cui la mia troia gli permette di sborrarle dentro. Cosa che le piace molto e che per me è il non plus ultra. Ecco cosa supera il vedere un cazzo che entra nella vagina di chi sta con me da decenni: sapere e vedere che quella fessura sacra è stata violata da un cazzo a pelle e che è stata riempita di calda crema maschile.

Siamo rimasti ancora un po’ fermi con il cazzo pulsante dentro la vagina due volte riempita di sborra, da due cazzi diversi in meno di un'ora.

Poi abbiamo cominciato a baciarci e ad accarezzarci, estraendo altro sperma da quella fregna piena, spalmandolo sul pube, la pancia, le cosce e infilandone un po' anche nel buco del culo. Insomma in tutti i miei possedimenti, per ristabilire l'ordine!

Felici, abbiamo fatto una bella doccia per toglierci le «cose sporche» di quel sesso maiale. Anche lì, baci carezze e palpate dappertutto.

Poi l'insicurezza femminile si fa strada con questa domanda oppure, al contrario, la sua sfacciataggine richiede ancora più adorazione: «Mi ami ancora, anche se ti ho tradito e ho fatto sesso con il mio capo? Non è colpa mia, è quella dei piani bassi che quando parte non riesco più a...». «Ancora di più, amore! Guai se smetti di portarmi a casa questi regalini».

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